sabato 7 novembre 2015

Cagliari e la lingua sarda: dopo il matrimonio arrivano i figli?

Il nuovo statuto comunale della città di Cagliari, delibera n. 64 / 2015 del 3 novembre 2015, è un documento storico per il riconoscimento della lingua sarda in generale, e del campidanese variante cagliaritana in particolare.

Dopo questo documento della capitale della Sardegna, anche le altre città e gli altri comuni (i tanti che non l'hanno ancora fatto) non avranno più dubbi a considerare sa lìngua/limba sarda di fondamentale importanza per l'identità locale, dei luoghi e delle persone.

Ma cosa dice la delibera? 

Per prima cosa c'è il riconoscimento dei due nomi della città, quello italiano e quello sardo, e del ruolo della comunità cagliaritana: Cagliari, Casteddu in sardo, è erede ed interprete di una tradizione millenaria di donne e di uomini che hanno costruito, con una molteplicità di rapporti interni ed esterni, un comune capace di scrivere, in momenti decisivi per la Sardegna, pagine alte della storia del popolo sardo.

Questo "legame storico" della comunità è di fondamentale importanza per comprendere alcuni punti chiave della nuova identità che si vuole dare alla città, a cominciare, per esempio, dalla toponomasticaIl comune conserva o ripristina la toponomastica originaria dei luoghi quale risulta dalla tradizione scritta ed orale.

Il ripristino della toponomastica in lingua sarda, quella che di fatto è sparita dalla città a partire soprattutto dal Dopoguerra, in nome di una modernità razionalistica male interpretata da politici poco attenti alle peculiarità di Cagliari - Casteddu, è un segno di fondamentale importanza.

Così, dopo aver avuto la possibilità de si cojai in sardu oggi il Comune di Casteddu partorisce i primi figli di questa nuova volontà di essere la capitale di una minoranza linguistica riconosciuta dalla Costituzione italiana, dallo Stato italiano, dall'Europa (nelle sue molteplici forme), dalla Regione Autonoma della Sardegna, e via dicendo.

Ma le leggi non bastano: ci vuole la volontà. E gli esempi, in Italia e in Europa, non mancano: da Bolzano ai paesi ladini, da Barcellona al Belgio. 

Non è un caso quindi che, l'articolo 12 della deliberazione, suddiviso in 3 punti, sia dedicato proprio alla "Tutela e valorizzazione del sardo": 

1. Il comune tutela e valorizza il sardo, ne promuove la diffusione e l'impiego come lingua d'uso quotidiano e, in particolare, nella comunicazione istituzionale con i cittadini, nel rispetto delle norme stabilite dalla regione autonoma della Sardegna e dallo stato italiano. 

2. Il comune introduce l'uso dei toponimi e degli odonimi in lingua sarda, accanto a quelli ufficiali in lingua italiana. 

3. Il comune di Cagliari individua nel plurilinguismo un fattore importante di progresso sociale e di arricchimento culturale, garantisce il rispetto e la tutela di tutte le lingue parlate in città e ne promuove la conoscenza e l'utilizzo.

Non solo quindi il bilinguismo italiano - sardo, ma anche la valorizzazione della altre lingue parlate in città: plurilinguismo come fattore di ricchezza per una città che, nel bene e nel male, è la capitale della più grande minoranza linguistica dello Stato italiano e una città mediterranea, storicamente incrocio di genti e culture che ancora oggi la contraddistinguono.

Po imoi pigaus custa noa cun prexu e abetaus de biri su chi at a sutzèdiri. spereus diarerus chi, de sa coja, nd'arribint is pipius.

Per saperne di più - Po ndi sciri de prus:

Statuto comunale Cagliari - Delibera n. 64 / 2015 (scarica il pdf)