sabato 29 settembre 2012

Pastori e Contadini di Sardegna di Maurice Le Lannou

"Questo è un libro di geografia che si legge (che si può, si deve leggere) come un libro di storia. Diciamone subito i motivi... Il primo motivo è che la Sardegna è una delle terre... mediterranee, in cui la geografia ha più duramente e direttamente inciso sugli eventi della storia: a iniziare da quel primissimo elemento delle realtà della Sardegna che è la sua insularità, la sua stessa posizione nel Mediterraneo, così al centro d'un teatro di vicende antichissime e sconvolgenti, di flussi ininterrotti di civiltà, eppure così defilata rispetto agli approdi finali di questi larghi e intricati sommovimenti."

Con queste parole inizia l'introduzione, curata da Manlio Brigaglia, alla seconda edizione italiana (del 1984, per le Edizioni della Torre di Cagliari) di Pastori e contadini di Sardegna, opera di geografia umana dello studioso bretone Maurice Le Lannou. Pubblicato in francese nel 1941 col titolo di Patres et paysans de la Sardaigne, fu ripubblicato, sempre in francese, nel 1971 dalla casa editrice cagliaritana La Zattera. Solo nel 1979 si giunse alla prima edizione in italiano, a cura delle Edizioni della Torre.

Il geografo bretone compose questo saggio sulla geografia, gli uomini, la società e le caratteristiche della Sardegna dopo una serie di soggiorni, tra il 1931 e il 1937. Allora aveva 25 anni e si accingeva a compiere la tesi di dottorato.

Scrive Le Lannou nella Premessa al libro: "Questo lavoro ha avuto per ispiratore un maestro troppo presto scomparso, Jules Sion, professore di geografia alla Facoltà di Lettere dell'Università di Montpellier... Ho percorso la Sardegna una prima volta nell'estate del 1931, una seconda nell'estate del 1934; vi ho abitato dal settembre del '35 all'aprile del '37, e non è dipeso da me se non vi ho abitato, col concorso della Fondazione Rockefeller, qualche altro mese ancora...".

Anni difficili davvero: il fascismo, la guerra in Africa, l'embargo, la guerra civile spagnola. E uno studioso francese non era certo guardato di buon occhio! Comunque la Sardegna rimase la sua "terra di adozione" e quest'opera rimane un segno dell'amore del geografo bretone per l'isola. "La caratteristica che colpisce di più, nei paesaggi della Sardegna, - scrisse Le Lannou nell'introduzione al testo - è la grande estensione di superfici incolte. Si può camminare per chilometri senza vedere un campo coltivato...".

Tante cose sono cambiate da allora. Tanta altre no. L'isolamento e le difficoltà della circolazione interna, i condizionamenti e i capricci del clima, sono argomenti validi oggi come allora. Non c'è più la malaria, certo, e la transumanza è sicuramente un fattore meno diffuso di allora. Comunque sia, il libro di Maurice Le Lannou rimane uno dei classici della "Letteratura di Sardegna", un ritratto della Sardegna dei nostri nonni, dei nostri padri, e dei nostri giorni pure, che non si può ignorare. "Un'opera fondamentale, è stato detto più volte...".

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